Nell’era dei ‘copia-incolla’ e sull’onda del ‘si è sempre fatto così’ capita di frequente che gli esercizi per la tecnica del nuoto vengano proposti senza una finalità e, soprattutto, dimostrati in modo grossolano, fornendo immagini mentali deboli e poco chiare, talmente tanto da diventare dei falsi miti.
In questa occasione parleremo dei tre falsi miti più frequenti (ma ce ne sarebbero davvero tanti altri) della bracciata a stile libero.
Nota per facilitare la lettura dell’articolo:
- nella terminologia didattica, la bracciata a stile libero viene suddivisa in quattro fasi di cui tre subacquee (appoggio/presa, trazione, spinta) e una aerea (recupero). In realtà si tratta di un movimento unico e continuativo, senza pause ma questa ripartizione aiuta a focalizzare l’attenzione sui particolari
- la linea mediana è uno dei piani anatomici: una linea immaginaria che divide il corpo in due metà (destra/sinistra) e rappresenta l’asse sul quale si svolgono i movimenti di rotazione
1° falso mito: ‘tieni il gomito piegato’
Nella fase di recupero aereo, tenere il gomito piegato è utile perché alleggerisce il braccio (sostenuto dal deltoide). Inoltre predispone a un ingresso in acqua lineare, perché favorisce la rotazione delle spalle facendo risultare il movimento più pulito (anche l’estetica ha la sua importanza!).
Le problematiche nascono nel momento in cui il focus è sul gomito piegato e non sul gomito alto: se si piega il gomito ma lo si tiene basso rispetto alla superficie dell’acqua, è molto probabile che questo impatti prima della mano e/o che la traiettoria della mano durante la distensione del gomito vada poi ad oltrepassare la linea mediana in fase di appoggio.
La conseguenza è che si vanifica l’efficacia della fase di appoggio e di trazione.
Per capire meglio, proviamo a fare un esempio con un’attività che avviene fuori dall’acqua, la corsa: se a ogni appoggio del piede superassimo la linea mediana, ci faremmo lo sgambetto da soli, con il rischio di cadere a ogni falcata. La dinamica è la medesima mentre si nuota, cambiano solo i piani di appoggio, l’elemento con cui si interagisce e gli arti propulsivi.
La correzione giusta, dunque, è ‘tieni il gomito piegato e alto’.
2° falso mito: ‘disegna una S con la mano’
Con un adulto alle prime armi, questa consegna potrebbe risultare fuorviante e distrarre dal vero focus che più che sulla mano è sul gomito. Disegnare una S in fase subacquea, di trazione, non è complicato, ma focalizzarsi su questo particolare potrebbe far abbassare il gomito portando l’olecrano (la ‘punta’) verso il fondo vasca, con una postura da mantide religiosa. La S risulterebbe perfetta, certo, ma l’arto superiore non eserciterebbe una leva corretta.
Se invece si dicesse di tenere il gomito alto, con l’olecrano che punta verso la superficie dell’acqua, si creerebbe il presupposto per mettere l’arto superiore in una leva più efficace e la mano percorrerebbe la fase subacquea disegnando un’onda sinusoidale vista dall’alto (una sorta di S, quindi), come mero risultato della leva creata.
3° falso mito: ‘ruota le spalle e fai il rollìo’
Ora: il rollio delle spalle risulta tanto chiaro nella sua necessità quanto confuso nella sua esecuzione.
Il rollio è il risultato del movimento propulsivo della ‘spalla dominante’ che avviene l’interpretazione dello stile libero e del dorso.
Se il rollio viene confuso con l’abbassare una spalla e alzare l’altra si ottiene una rotazione del busto con una verticalizzazione del movimento di spalle alto-basso che non attiva correttamente le catene muscolari.
Avremo quindi un’oscillazione con scarsa efficacia propulsiva, con conseguente difficoltà a impostare i tempi respiratori corretti e una postura poco indicata ai principi dell’idrodinamica.
Creando un’immagine mentale semplice si può arrivare al risultato voluto più rapidamente e in modo stabile con conseguente aumento dell’autostima e della percezione del proprio corpo. Ad esempio si potrebbe chiedere di immaginare che all’ingresso in acqua la mano venga afferrata e tirata con decisione in avanti e un po’ verso il basso, tanto da portare la spalla verso il mento in fase di massima distensione in appoggio (l’importante è che non sia il mento ad andare alla spalla). Se questo avviene è perché la spalla opposta si è sollevata per permettere questa distensione. Il rollio può essere visto come la distensione in avanti di un braccio permessa dal sollevamento della spalla opposta.
Ricapitolando
Se il gomito è alto (e piegato) in fase di recupero aereo, se l’olecrano punta verso la superficie dell’acqua in fase di appoggio, se la spalla del braccio che sta per effettuare il recupero aereo permette la distensione dell’altro braccio in fase di appoggio si creeranno i presupposti per un’azione più efficace della bracciata.